Lettera aperta
Al Consiglio Direttivo UTL neoeletto
Con il dovuto rispetto vi sottopongo una mia riflessione. Constato con piacere come lo statuto che la nostra associazione si è dato abbia per l’ennesima volta consentito, senza scossoni, lo svolgimento delle elezioni per il regolare avvicendamento gestionale.
Suppongo che nulla sia cambiato in quanto all’aspetto ‘remunerativo’ delle cariche. Intendo dire: immagino che il lavoro svolto dal presidente e dai consiglieri continui ad essere su base volontaria e che quindi non vi siano né gettoni di presenza né stock option in corso d’opera o a fine esercizio.
Allora mi chiedo perché, una volta completata la prassi formale (ossia la normale procedura stabilita dai regolamenti), non venga compiuto il salto di qualità di accogliere quei pochi soci UTL non eletti in un Consiglio allargato?
Questi avevano dato la loro disponibilità a rimboccarsi le maniche e di fatto a partecipare più attivamente alla vita associativa. Va bene, non hanno superato il quorum di consensi (e qui ci sarebbe da fare altre considerazioni sulle quali per adesso preferisco sorvolare). Ma forse altre istituzioni, organizzazioni aziendali, amministrazioni pubbliche e private, non si servono tutte di consulenze e personale non eletto, addirittura di provenienza esterna? E perché l’UTL dovrebbe farne a meno, soprattutto quando il contributo offerto è a titolo gratuito?
Non sono in gioco interessi tali da motivare scontri tra opposti schieramenti – spero. Mi faccio dunque interprete di voci silenziose che tuttavia erano (e confido ancora lo sono) lì a testimoniare la loro volontà di maggiore integrazione. Oltretutto i non eletti, stando l’impostazione data in fase elettiva, rappresentano le nuove leve portatrici di conoscenze fresche dal mondo produttivo. Perché non avvalersene?
Un saluto
Antonio Fiorella