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FONDAZIONE ZANI e ABBAZIA DEGLI OLIVETANI

15-10-2024

Programma - giovedì 12 dicembre 2024


Prenotazioni dal 4 novenbre 2024 

ore 8.20 Ritrovo alla MM di Gorgonzola - partenza in Pullman ore 8.30 – arrivo a Cellatica previsto per le ore 10
ore 10.00    incontro con la guida per la visita della Fondazione Zani (la durata è di un ora e trenta)
ore 12.30    pranzo su prenotazione presso l’Hosteria La Torretta a Rodengo Saiano
ore 14.30    ritrovo al ristorante per una passeggiata nel paese di Rodengo Saiano
ore 15.30    visita guidata dell’Abbazia degli Olivetani 
ore 17.00    partenza per il rientro a Gorgonzola previsto per le ore 20 circa
 

Minimo 30 persone – Massimo 40 persone
Costo €  45  solo gli Iscritti  UTL per la gita + €  25  per il pranzo (vedi menu’)
Comprensivi di pullman, assicurazione, ingressi con visite guidate.
Prenotazioni dal 4/11. 

Per eventuali comunicazioni, rivolgersi a:
Marisa 335 6704151
MariaTeresa 338 4255158 
MariaChiara 338 5320660 
AnnaMaria 349 8603701
             

FONDAZIONE ZANI

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La Fondazione Paolo e Carolina Zani per l’arte e la cultura (riconosciuta da Regione Lombardia con decreto della Presidenza n. 413 del 30/10/2019, id. atto n. 3687) persegue lo scopo principale di tutelare, conservare e valorizzare la Casa Museo Zani e la collezione d’arte in essa contenuta. La Fondazione si propone altresì di sostenere la cultura in generale, anche attraverso l’elargizione di contributi specifici destinati alla formazione dei giovani, istituendo premi e borse di studio. La sede istituzionale della Fondazione è all’interno della Casa Museo Zani in via Fantasina 8 a Cellatica (Brescia).
La Casa Museo conserva il gusto, le scelte estetiche dell’imprenditore e collezionista Paolo Zani, le sue predilezioni stilistiche, cromatiche e le sue esigenze abitative quotidiane. E così, anche quando i moderni criteri museografici prediligerebbero scelte diverse da quelle che accompagnano il visitatore, l’obiettivo di questo particolare museo è quello di conservare l’aura di una casa privata, l’aura di casa Zani. La costruzione della villa di Cellatica risale al 1976 e riprende il modello della domus romana, scandita lungo undici ambienti imperniati attorno alla vasca quadrangolare centrale, un impluvium in origine, successivamente trasformato in funzione dell’esposizione di una parte delle collezioni. La casa è caratterizzata da un grande portico esterno che collega gli spazi di servizio, oggi adibiti a servizi museali, col ninfeo. L’architettura è circondata da un giardino all’italiana di oltre tremila metri quadrati, concepito dallo stesso Zani come ideale prosecuzione del percorso della collezione. Casa, giardino e oggetti d’arte riflettono dunque il gusto collezionistico e dell’arredare di Zani che, predisponendone il passaggio a museo, ha voluto che questi caratteri venissero conservati e tutelati. Il percorso espositivo si sviluppa attraverso gli undici ambienti della casa-museo, all’interno dei quali sono stati inseriti i servizi museali (accoglienza, sala didattica, uffici, bar, bookshop e deposito). Parte integrante della visita sono gli spazi aperti del giardino e dei loggiati, un percorso tra sculture, fontane, elementi architettonici in dialogo con la natura”. (Massimiliano Capella, tratto dal catalogo della Casa Museo: “Abitare l’arte”, Electa, Milano 2020)

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All’interno della Casa Museo i visitatori sono accompagnati in percorsi guidati per scoprire sculture, dipinti, arredi e oggetti d’arte applicata. Tra le oltre 1200 opere della raccolta spiccano dipinti di Canaletto, Tiepolo, Guardi, Longhi, Boucher, accanto a preziosi arredi barocchi e rococò principalmente francesi e veneziani e straordinari oggetti d’arte applicata del XVII e XVIII secolo. Capolavori assoluti sono: la coppia di commodes del 1789 di Giuseppe Maggiolini con tarsie di Andrea Appiani e il tavolo ottagonale in pietre dure realizzato tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento nella Galleria dei Lavori di Firenze.  
 

Il giardino della Casa Museo è stato creato come naturale completamento della collezione costituita da oltre 1.200 opere d’arte barocca principalmente francesi, romane e veneziane. Il percorso all’interno del  giardino si svolge tra sculture, fontane, elementi architettonici in dialogo con la natura. Un angolo di mondo in cui si scorgono piante di culture distanti come quelle rappresentate dai papiri egiziani, dai cedri de Libano, dalla Sophora del Giappone, dal Ginepro cinese, dall’accurata selezione di Agavi e da una scenografica serie di macro Bonsai.
 

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ABBAZIA DEGLI OLIVETANI

L’Abbazia di San Nicola a Rodengo Saiano è un importante complesso monastico, fondato dall’ordine cluniacense intorno al X secolo. A partire dal 1469, la gestione è passata nelle mani dei Benedettini Olivetani di Monte Oliveto Maggiore, allora nuovi priori di Rodengo, che diedero una nuova vita alla chiesa, espandendo i suoi chiostri e ospitando tra le sue mura importanti esponenti artistici bresciani e lombardi fra il ‘500 e il ‘600 e nelle nelle epoche successive. 
Nuovamente in uso ai fedeli dal 1969, il complesso è tornato alla sua destinazione e funzione originaria. Grazie ad un importante restauro, che ha interessato la galleria monumentale e i chiostri, l’Abbazia è tornata ai suoi antichi splendori e rappresenta oggi uno dei più ricchi monasteri del nord Italia. 

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Tra le opere principali la pala del Moretto con S. Pietro e S. Paolo (1545), il grande quadro delle Nozze di Cana di Grazio Cossali (1608) entrambi nella chiesa, la Crocefissione di Floriano Ferramola nel refettorio e gli affreschi del Romanino nel refettorio della foresteria
L'Abbazia di S. Nicola è un complesso suddiviso in chiesa, chiostro piccolo, chiostro grande, chiostro della cisterna, convento e magazzini e depositi. Il complesso ha forma articolata; attorno ai tre chiostri si sviluppa il convento e lungo un fianco di quest'ultimo la chiesa, numerosi rustici e depositi. Le murature sono in pietra così come le volte, i pavimenti sono in cotto mentre la copertura a tetto semplice e a padiglione ha manto in coppi.

Il complesso abbaziale è facilmente individuabile nel territorio di Rodengo Saiano per la posizione isolata nella pianura, per la notevole dimensione e per l'alto campanile, che è un elemento di riferimento anche in lontananza. Il monastero comprende la chiesa di S. Nicola, tre chiostri, l'area conventuale, diversi magazzini e depositi. La facciata principale della chiesa si affaccia sull'ampio sagrato con una conformazione a capanna affiancata da alte lesene, con protiro sorretto da due slanciate colonne con capitelli compositi di gusto rinascimentale, come il portale in pietra simona architravato e scolpito finemente. L'interno, con navata centrale e una navata laterale nel lato settentrionale, mostra gli affreschi del 1720 dipinti da Castellini, Lecchi e da Giambattista Sassi, ma conserva anche la pala di Cossali del 1608 raffigurante le Nozze di Cana e il coro a tarsie prospettiche realizzato nel 1480 da Cristoforo Rocchi. Sull'intero perimetro della chiesa, nel sottogronda, sono visibili gli archetti pensili in laterizio, materiale di rifinitura che ritroviamo nelle parti quattrocentesche del complesso, come nel chiostro più antico inserito nell'area sud. Il chiostro della cisterna, con le eleganti colonne binate, e il chiostro grande rappresentano appieno il linguaggio rinascimentale nel perfetto equilibrio compositivo. Pregevole l'aula capitolare con il Cristo Risorto dipinto da Pietro Marone nel 1599. L'antirefettorio, decorato da raffinati stucchi e affrescato da Lattanzio Gambara nel 1561, collega ai chiostri, al refettorio, allo scalone di accesso al piano primo dove, su un corridoio lungo centosei metri e illuminato da una grande trifora, si affacciano le celle dei monaci. Il refettorio mostra nella parete di fondo una Crocifissione quattrocentesca attribuita a Floriano Ferramola.


Notizie storiche
La grande abbazia di S. Nicola a Rodengo Saiano è stata fondata dai monaci cluniacensi attorno alla metà dell'XI secolo sui resti di un quadrivio romanoChiostro olivetani. In questo contesto viene attuata la bonifica agraria dell'intera zona e viene istituita una "Corte Franca" esente da ogni autorità. Inizialmente il priorato viene intitolato a S. Pietro e poi a S. Nicola di Bari. Nel 1446 il complesso viene affidato, da papa Eugenio IV, alla congregazione monastica degli Olivetani, che riedificano la chiesa e le strutture architettoniche annesse. Nel 1543 l'area conventuale diventa abbazia e viene ristrutturata secondo il gusto rinascimentale con la realizzazione del chiostro grande e la sistemazione del chiostro della cisterna. Il completamento dell'intero complesso si protrae per circa tre secoli durante i quali viene portata a compimento una delle strutture abbaziali più importanti, dal punto di vista architettonico, artistico e culturale di tutta l'Italia settentrionale. Nelle diverse strutture sono conservate opere di Romanino, Moretto, Lattanzio Gambara, Pietro Marone, Grazio Cossali, Gian Giacomo Barbelli, Giambattista Sassi e dell'intagliatore Cristoforo Rocchi. Nel 1797 l'intero complesso viene soppresso dai napoleonici e i suoi beni vengono destinati agli Ospedali Civili di Brescia, in seguito viene occupato più volte a scopo militare. Nel 1969, per volontà del papa bresciano Paolo VI, gli Olivetani ritornano nell'abbazia e iniziano il recupero di tutte le strutture riportando il bene alla funzione originaria.

Direzione tecnica: Kashir Viaggi – Milano - Corso Garibaldi 73