Tina Ponzellini e l'Oasi di Monza
È L'ULTIMO BOSCO NEL CENTRO DI UNA CITTÀ
MONZA «Sono ancora in tanti a non sapere che esiste. Così, quando arrivano qui, restano a bocca aperta». Qui è l'Oasi Legambiente di piazza Castello, novemila metri quadrati nascosti alla vista nel cuore del centro storico di Monza: il duomo in linea d'aria dista quattrocento metri, forse anche meno, e la stazione è a due passi. Tina (Costantina, all'anagrafe) Ponzellini, classe 1948, è un'agronoma: frequenta l'Oasi da un paio di decenni e non ha ancora smesso di prendersene cura.
Quando ha scoperto l'Oasi?
«Insegnavo alla Scuola Agraria del Parco di Monza: ci ho lavorato per quarant'anni. Un giorno capita a uno dei miei corsi Atos Scandellari, ex presidente di Legambiente Monza. È lui a parlarmi per la prima volta dell'Oasi. Mi incuriosisco subito».
Cos'ha di particolare?
«E un vero e proprio bosco, e uno non si immagina possa esistere un bosco in pieno centro. Invece è lì, dietro una porticina nera ai margini di piazza Castello, stretto in un abbraccio di case, stabilimenti e binari ferroviari. Uno spazio incredibile che resiste al cemento, dove si possono incontrare anche aironi cinerini e gallinelle d'acqua».
L'Oasi si trova proprio nel punto in cui Lambro e Lambretto si incontrano. È ancora visibile, e conservata in buone condizioni, un'antica traversa: risale alla prima metà del Settecento, è stata a lungo utilizzata per regolare il flusso delle acque.
L'Oasi è gestita dai volontari di Legambiente Monza che l'hanno riaperta al pubblico organizzando attività didattiche e iniziative di sensibilizzazione. Presta ancora servizio?
«Vado all'Oasi quando c'è bisogno: può capitare una, due volte a settimana, Sono sempre stata vicina a Legambiente, pur non essendo mai stata ufficialmente socia: mi piace restare libera. Legambiente ha gestito l'Oasi dai primi del Duemila fino al 2014. Poi la concessione è scaduta: il terreno è in parte privato e in parte pubblico e ci è voluto del tempo per trovare di nuovo una quadra. È stata riaperta al pubblico nel 2021 e da allora sono riprese tutte le attività. Le aperture al pubblico riprenderanno in primavera».
Di cosa si occupa all'Oasi?
«Un po' di tutto, Anche di fornire qualche indicazione per mettere a fuoco gli interventi necessari: abbattimenti, diradamenti o, al contrario, rimboschimenti». Per aumentare la biodiversità negli anni sono state piantumate specie autoctone: olmi, aceri, carpini, tra gli altri.
I nubifragi dello scorso luglio hanno causato tanti danni?
«È crollato un vecchio pioppo, ma abbiamo deciso di non rimuoverlo. Lo lasciamo a terra a concludere il suo ciclo naturale, così chi viene all'Oasi può vedere anche questo. Iniziano a notarsi anche alcuni effetti dei cambiamenti climatici: penso all'ailanto, una specie esotica invasiva, originaria di zone dai climi più caldi, che ora ha messo le radici anche lungo il Lambro».
per chi vuole saperne di più
dove si trova, mappa
(dall'intervista di FEDERICA FENAROLI - Corriere della Sera MILANO del 26 settembre 2023)