Salta al contenuto principale

In viaggio attraverso la Comunità: la Polonia

24-07-2013

Colgo l’invito della redazione di “essere UTL” di raccontare le proprie impressioni di viaggio in un paese della Comunità europea scrivendo della Polonia, entrata a far parte della UE nel 2004.

La scorsa estate, ospite di una mia carissima amica, ho trascorso otto giorni a Bialystok, città di 300 mila abitanti a nord est di Varsavia, visitando la zona dei laghi e delle foreste che si estendono fino ai confini con la Bielorussia e la Lituania.

Nonostante fosse metà agosto, il cielo era spesso coperto e la temperatura piuttosto bassa: poco male, se si è adeguatamente coperti… L’aspetto del paesaggio più rilevante è l’ampiezza delle zone boschive che coprono il territorio dolcemente ondulato, ricco di corsi d’acqua che formano numerosi laghi, resi navigabili dal sistema delle chiuse. Nel parco naturale di Bialowiesa vivono protetti diversi esemplari di bisonte europeo. Vicino alle case coloniche, sparse nelle zone coltivate tra i boschi, è frequentissimo vedere le cicogne, che nidificano sui camini delle case abbandonate, sui pali elettrici o su alti tralicci di legno costruiti per l’uso. Le elegantissime cicogne sono tutte bianche, con le penne remiganti nere, zampe e lungo becco rossi. Spesso sono in tre, due adulti e l’ultimo nato, e amano stare vicino alle case e alle mandrie di mucche al pascolo.

I laghi sono molto frequentati durante l’estate: alberghi, sanatori (con questo nome vengono indicati luoghi di soggiorno per la convalescenza), bungalows in legno, ristoranti e bar offrono una ricettività turistica semplice e confortevole, adatta a chi ama vivere a contatto con una natura ancora incontaminata e praticando il canottaggio e la vela. Si possono fare crociere fluviali a bordo di battelli che portano da un lago all’altro.

Bialystok è una vivace città universitaria lungo il fiume Biala, caratterizzata da un centro storico, ben conservato e curato, dove sorge il palazzo Branicki, in stile barocco, circondato da un grande parco romantico. Le periferie presentano quartieri con grandi case tutte uguali, costruite dal regime comunista, originariamente grigie e anonime e di proprietà pubblica: dalla fine degli anni ‘80 sono state tutte rinnovate e rifinite con materiali colorati che le hanno rese addirittura piacevoli, circondate da ampie aree a prato ben curato e attrezzato.

Bialystok è circondata da centri commerciali del tutto simili a quelli che assediano anche noi: non luoghi identici per architettura e merci, tanto che se non fosse per il suono della lingua e la valuta diversa, sembrerebbe di es-sere in Italia o in un qualsiasi paese omologato dal mercato globale.

Per fortuna c’è il cibo a ricordarci dove siamo: la prima colazione è un vero pasto, dolce e salato, con uova, formaggi, salumi, latte, dolci, yogurt, ecc., che fornisce il carburante necessario alla giornata lavorativa, che inizia prestissimo anche in inverno. A una latitudine dove il sole tramonta molto presto, il pranzo-cena è anticipato alle diciassette, e anche in estate viene mantenuto lo stesso orario. Ho mangiato spesso in casa di amici, apprezzando, oltre alla calda ospitalità, le deliziose zuppe di apertura, le carni e i pesci di lago leggermente affumicati, il pane fatto con i cereali più vari.

Le cittadine della provincia si sviluppano a destra e a sinistra lungo la strada principale, con molte case in legno lavorato a traforo a volte dipinto a colori vivaci e circondate da piccoli giardini traboccanti di fiori. In una regione priva di montagne e di pietre, è il legno il materiale da costruzione più usato. Accanto alla chiesa cattolica, spesso di stile barocco, con importanti organi scolpiti in contro-facciata, esiste quella ortodossa, con le caratteristiche cupole a cipolla e a volte l’antica sinagoga, a testimoniare la presenza della forte comunità ebraica che fu completamente annientata dal Nazismo.

Caso emblematico e la cittadina di Tykocin, dove l’elegante sinagoga seicentesca, scampata alla furia distruttrice, è stata trasformata in museo che è meta di visita da parte di gruppi di ebrei forestieri. Mi sono trovata lì il giorno di Ferragosto: la chiesa non riusciva a contenere tutte le persone venute ad assistere alla messa solenne del giorno dell’Assunta. Tutti porta-vano in mano un piccolo mazzo di fiori e anche quelli rimasti fuori si inginocchiavano sul pra-to. All’altro capo della strada centrale, una comitiva di giovani ebrei, composta e partecipe, visitava la sinagoga, mentre un irresistibile profumo di arrosto di agnello si diffondeva nell’aria. La religione cattolica è stata il collante di una nazione, priva di difese naturali, da secoli in balia di invasioni straniere che la cancellarono dalla carta geografica e tentarono di annientarne la cultura: molto vivo il ricordo di papa Wojtyla, ricordato da targhe, monumenti e cimeli fotografici in tutti i luoghi da lui visitati.

Ho visitato Varsavia l’ultimo giorno, prima di rientrare a casa, riportandone un’impressione di città dinamica e colta, protesa verso il nuovo e custode del proprio passato, faticosamente ricostruito dopo che i Nazisti la rasero al suolo minandola all’85%. E’ commovente passeggiare per la Città Vecchia, perfettamente ricostruita come era prima del 1939 sulla base delle vedute del pittore veneziano Bernardo Belotto, chiamato nel 1768 alla corte di re Stanislao Poniatoski, e grazie alla ferrea volontà dei varsaviani di ritrovare la propria identità, prestando alla ricostruzione la loro manodopera gratuita.

La Città Vecchia, abbracciata dalla Vistola, è ricca di chiese gotiche e palazzi rinascimentali e barocchi. Antiquari, negozi di artigianato che vendono le splendide ambre del Baltico, bei locali e ristoranti rendono la città calda e accogliente. In una via nei pressi del Barbacane delle mura difensive sul fiume, si trova la casa natale di Maria Sklodowska, meglio conosciuta con il nome del marito, Curie, unica donna ad essere insignita di due premi Nobel: nel 1903 per la fisica e nel 1911 per la chimica.

Attorno alla nuovissima stazione centrale sorge il mastodontico grattacielo della Casa della Cultura e della Scienza, testimone della dominazione sovietica della Polonia, in una zona in forte espansione, con edifici avveniristici in vetro e acciaio.

Il mio reportage dalla Polonia è senza dubbio parziale e lacunoso ma spero sufficiente per stimolare altre persone a raccontare e vivere analoghe esperienze.

M. Cristina Ricci