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Voglio parlare di donne

04-04-2013

di Eleonora Mazzola
Quando mi è stato chiesto di scrivere un pezzo sulla “donna” ho accettato con entusiasmo. Era tempo di campagna elettorale e avevo la sensazione che come al solito sulle donne si dicessero sempre le stesse cose e che le famose quote rosa fossero oramai un ritornello per recuperare voti più che una reale convinzione di parità. Immaginavo un pezzo di protesta, qualcosa che smacchiasse i luoghi comuni e li facesse diventare luoghi nuovi.

Poi ci ho ripensato e ho deciso di scrivere queste righe dopo le elezioni che forse sono state semplicemente lo specchio di questo paese fatto di tanti colori e di tanti umori, che ci hanno fatto ridere, piangere, impallidire. Ma non voglio parlare di politica.
Parlare di donne è parlare d’oceano. Ora ditemi voi come si può davvero parlare di quell’immensa distesa d’acqua senza il timore di tralasciarne un pezzetto fuori e il conseguente senso di colpa di non aver visto proprio lì un pesce fantastico, multicolore e sconosciuto, una rarità.
Il rischio che corro a parlar di donne è quindi quello di generalizzare. E se c’è una cosa che una donna odia sono le generalizzazioni. Ma perché?

Perché passiamo una vita intera a costruirci, con cura e attenzione. Perché inventiamo da sempre, senza esserne neppure troppo consapevoli, una maniera solo nostra di essere donne, arredandoci la mente, il cuore e l’anima come meglio pensiamo. Perché crediamo nei sogni e ci crederemo per sempre. Ogni donna è dunque un oceano, unica e originale…

(continua a pag. 2 di Essere Utl  – circolare utl marzo 2013)